Aspettiamo tutti con grande curiosità l’uscita della trasposizione cinematografica della biografia di Steve Jobs: il film ufficiale, con la sceneggiatura tratta dalla biografia ufficiale, quella scritta da Walter Isaacson. Uscirà a gennaio e avrà il compito, tra l’altro, di far dimenticare tutte le pessime cose del genere uscite prima. Avrebbe.
Perchè il film, con cast stellare, produzione stellare, sceneggiatore stellare (lo stesso Aaron Sorkin che ha sceneggiato la vita di Zuckerberg in The Social Network), si presenta subito con qualcosa di difficile, molto difficile, da digerire.
Steve Jobs non è Steve Jobs.
Il ruolo principale è interperato dal pur bravissimo Michael Fassbender che però non assomiglia per nulla a Steve! E non parliamo di una dissomiglianza riducibile grazie al trucco o ad effetti speciali. Anche dai primi triler si capisce chiaramente che non è, non può essere Steve.
Pretendere che il tutto sia ciò superabile, che questo non interrompa drammaticamente il realismo e il coinvolgimento dello spettatore quando questi è chi, come noi ha seguito l’avventura umana del fondatore della Apple, la sua carriera, la sua immagine pubblica, persino arrivando a conoscerlo di persona è forse davvero troppo.
Sospendiamo il giudizio in attesa di essere smentiti dalla visione completa del film ma Steve Jobs per noi era qualcuno di troppo speciale perchè ci si possa dimenticare il suo viso…
Spero solo che sia meno peggio del film precedente, “Jobs” (quello con Ashton Kutcher)
Peggio del film precedente non può essere. Può darsi che sia anche un buon film, ma non sarà quello che avrebbe potuto essere concedendo il giusto coinvolgimento a chi Steve Jobs lo amava (o lo odiava) com’era: con la sua faccia!
Le icone sono tali proprio perché sono “oltre” il loro ruolo, il loro personaggio. Steve Jobs era sicuramente un’icona. E noi sappiamo bene cosa succede a cambiare l’aspetto delle icone a cui siamo affezionati!