Steve Jobs: il film inutile

“Steve Jobs” è un film bruttissimo. Tanto per chiarire.

Deludenti gli attori: sempre sopra le righe, sempre in affanno a tener dietro alla velocità logorroica delle battute.

Il non-Steve-Jobs Michael Fassbender

Partiamo da Michael Fassbender (300, Bastardi senza gloria), il punto fondamentale è che non è Steve Jobs, non gli somiglia neanche un po’: resta sempre così dannatamente “biondo con gli occhi azzurri”, non riesce nemmeno di imitarne le movenze. Pretendere che tutto sia ciò superabile, che questo non interrompa drammaticamente il realismo e il coinvolgimento dello spettatore quando questi è chi ha seguito l’avventura umana del fondatore della Apple, la sua carriera, la sua immagine pubblica, persino arrivando a vederlo di persona è forse davvero troppo.  Inoltre il pur bravo attore qui (complice anche il regista) è sempre fuori parte, sempre incerto, sempre a strabuzzare gli occhi.
Tanto valeva mangiar pesci vivi come Di Caprio in “Revenant” per fare “la cosa da attore che punta all’Oscar”.

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Zia Petunia-Winslet in azione!

Leggermente meglio il premio Oscar Kate Winslet (Titanic, Contagion) ricandidata all’Oscar come non-protagonista nei panni di Joanna Hoffman, qui una molesta zia Petunia assistente-personale di Jobs che gli straccia le palle dall’inizio alla fine del film. Pesante, ma è quella che recita meno peggio. Di qui all’Oscar però ne passa più acqua che sopra il Titanic: meglio che si metta a mangiar pesci vivi anche lei!

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Il non-Steve-Jobs a occhi sgranati

Fastidiose la fotografia (almeno al cinema: oltre due ore di scene sfuocate girate in penombra con le campiture sgranate e vibranti per eccesso di amplificazione digitale della luce) e la colonna sonora (un collage mal riuscito di brani completamente decontestualizzati).

Pessima la regia dello stupefacente (in negativo) premio Oscar Danny Boyle (Trainspotting, 28 giorni dopo, The Milionarie): monocorde e sciatta (voleva forse essere minimalista?), sempre incerta tra il docu-film, la piece teatrale e la puntata di serial televisivo, con gli attori che cercano ognuno di fare (male) il suo.

Ma sopra ogni cosa bruttissima e offensiva la sceneggiatura del vero “padrone” di questo film: il pagatissimo e capriccioso “prodigio”  Aaron Sorkin (autore delle sceneggiature di “The social Network” e della fortunata serie “The Newsroom”).
E non perché Sorkin descriva la Apple come “piena di bambini in Cina che assemblano telefoni per 17 centesimi l’ora” (cosa falsa) o perché descriva Steve Jobs come uno stronzo egoista schizzato. Quello è il meno.
Offensiva perché odioso pagare un biglietto per vedere un film sceneggiato così male: implausibile, ripetitivo, prevedibilissimo e banale. Come si possa pretendere di riassumere la complessa e lunga (sì, lunga!) vita di  una personaggio poliedrico e multiforme quale fu Steve Jobs in tre episodi dal tempo reale di mezz’ora è inspiegabile. Forse da parte del satollo e affermato sceneggiatore questa doveva essere una sfida (comunque una sfida persa). D’altro canto ci si poteva aspettare di tutto da uno che si vanta pubblicamente di poter fare quello che vuole perché con il contratto che ha la “Produzione non può mandarlo via”. Per inciso questo è il punto debole, il peccato originale del film, spiega i vari cambi di produzione e regia, la disperata e affanna ricerca del protagonista (i vari candidati hanno via via rifiutato dopo aver avuto a che fare con la sceneggiatura).

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Il biondissimo non-Steve-Jobs presenta l’iMac

Sorkin non si è accontentato di aver tra le mani non solo la migliore biografia su Steve Jobs ma una delle migliori biografie scritte negli ultimi decenni. Non deve aver ritenuti sufficienti gli anni di lavoro di Walter Isaacson, le sue ricerche accurate, le oltre 40 interviste registrate con Steve Jobs; no: ha ritenuto di poter fare di meglio e lui stesso si è improvvisato “biografo” andando a intervistare la figlia naturale di Jobs, Lisa Brennan, e sua madre Chrisann Brennan: proprio le persone più indicate per avere un quadro d’insieme della personalità di Steve Jobs! Viene da domandarsi a questo punto a che pro aver acquistato i diritti dell’ottimo libro, se non per fare un pasticciato copia-incolla di aneddoti, battute, e sciocchezze rimescolate senza alcun riguardo per la coerenza storica a ricostruire una fittizia personalità “ad effetto” di Steve Jobs: il genio ricco fuori ma “povero dentro”, l’uomo-vuoto approfittatore e cinico che alla fine (ma quale sorpresa!) ha un attimo di cedimento e diventa quasi buono! Che banalità! Che superficialità! E, per inciso, tornando alla velocità dei dialoghi: Steve Jobs non era logorroico: urlava, magari, ma non “cinguettava” conducendo istericamente tre quattro conversazioni contemporanee come qui. In effetti non lo fa quasi nessuno, al di fuori delle sceneggiature di Aaron Sorkin. La cosa può funzionare in teatro, o per un immaginario Mark Zuckerberg adolescente ubriaco, come in “The social Network”. Ma decisamente non in bocca a Steve Jobs negli ultimi 10 minuti prima della presentazione dell’iMac! L’ego dello sceneggiatore raggiunge livello assoluti, in questo anche superiori a quello di Steve Jobs nei momenti peggiori. Del resto Sorkin è arrivato a definire Tim Cook, amico fedele di Steve Jobs e attuale amministratore delegato di Apple “un coglione” per aver fatto notare che il film è un’opera di “scacallaggio”. Parere per altro sostanzialmente condiviso dal Laurene Powell, la vedova di Jobs, e da tutti coloro che con lui avevano davvero avuto a che fare.

In this image released by Universal Pictures, Michael Fassbender, left, as Steve Jobs and Makenzie Moss as a young Lisa Jobs, appear in a scene from the film, "Steve Jobs." The movie releases in the U.S. on Friday, Oct. 9, 2015. (Francois Duhamel/Universal Pictures via AP)
Steve si mette a giocare con la figlia che non vuole, prima della presentazione del Macintosh!

Ora due parole sulla trama: non c’è trama, lo sceneggiatore ha ritenuto più interessante proporci tre sequenze di mezz’ora, sostanzialmente identiche, inventate di sana pianta, con qualche piccolissimo flashback, tanto per non rischiare di essere troppo lineare: non sia mai!
Potete leggere il punto 1 e andare alla fine del punto 3 senza problemi: vantaggi del copia-incolla!

1) 1984 – Steve sta per presentare il Macintosh, mancano pochi minuti a salir sul palco, irrompe Zia Petunia che gli dice che deve mettere a posto le cose con Lisa, la figlia naturale che non voleva riconoscere. Quest’ultima si presenta con la mamma, litigano e Steve dà loro dei soldi. Comparsate inutili di Seth Rogen nei panni di un dolcissimo e geniale Steve Wozniak, che ovviamente è la vittima preferita del perfido Jobs. Nel frattempo arriva anche John Sculley, c’è un po’ di tensione tipo padre-figlio (lo sapevate che Steve Jobs era adottato, vero?), litigano, anche Sculley se ne va. Steve sale sul palco.

Anni dopo…

2) 1988 – Steve sta per presentare il Computer Next, – come sopra –mancano pochi minuti a salir sul palco, irrompe Zia Petunia che gli dice che deve mettere a posto le cose con Lisa, la figlia naturale che non voleva riconoscere. Quest’ultima si presenta con la mamma, litigano e Steve dà loro dei soldi. Comparsate inutili di Seth Rogen nei panni di un dolcissimo e geniale Steve Wozniak, che ovviamente è la vittima preferita del perfido Jobs. Nel frattempo arriva anche John Sculley, c’è un po’ di tensione tipo padre-figlio (lo sapevate che Steve Jobs era adottato, vero?), litigano, anche Sculley se ne va. Steve sale sul palco.

Anni dopo…

3) 1998 – Steve sta per presentare l’iMac, – come sopra – mancano pochi minuti a salir sul palco, irrompe Zia Petunia che gli dice che deve mettere a posto le cose con Lisa, la figlia naturale che non voleva riconoscere. Quest’ultima si presenta con la mamma, litigano e Steve dà loro dei soldi. Comparsate inutili di Seth Rogen nei panni di un dolcissimo e geniale Steve Wozniak, che ovviamente è la vittima preferita del perfido Jobs. Nel frattempo arriva anche John Sculley, c’è un po’ di tensione tipo padre-figlio (lo sapevate che Steve Jobs era adottato, vero?), litigano, anche Sculley se ne va. Steve sale sul palco.

Fine del film…

Davvero un film inutile.

P.S. Vi ho risparmiato i dettagli delle numerosissime inesattezze storiche del film, scoprirle potrebbe essere l’unica cosa divertente, se vi può piacer la cosa…

P.P.S. Aaron Sorkin per questo film ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura all’ultima cerimonia dei Golden Globe lo scorso 10 gennaio.

Soci AugFVG da VIP al cinema per la prima di Steve Jobs!

Giovedì 21 Gennaio esce in Italia l’atteso film “Steve Jobs”, la cui sceneggiatura è tratta dall’unica biografia autorizzata della vita del fondatore della Apple.
Grazie alla gentilezza dei responsabili di “The Space Cinema” di Pradamano i soci dell’Apple user group Friuli Venezia Giulia avranno un trattamento di favore: posti “VIP” riservati (senza costi di prenotazione) e una riduzione sul costo del biglietto per lo spettacolo di prima serata; i particolari esatti li sapremo solo all’ultimo minuto perché la programmazione verrà decisa appena il giorno prima, mercoledì 20.

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Steve Jobs non è Steve Jobs!

Aspettiamo tutti con grande curiosità l’uscita della trasposizione cinematografica della biografia di Steve Jobs: il film ufficiale, con la sceneggiatura tratta dalla biografia ufficiale, quella scritta da Walter Isaacson. Uscirà a gennaio e avrà il compito, tra l’altro, di far dimenticare tutte le pessime cose del genere uscite prima. Avrebbe.

Perchè il film, con cast stellare, produzione stellare, sceneggiatore stellare (lo stesso Aaron Sorkin che ha sceneggiato la vita di Zuckerberg in The Social Network), si presenta subito con qualcosa di difficile, molto difficile, da digerire.

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